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Immagine del redattoreGiada Valmonte

BASSA AUTOSTIMA? SCOPRI IN CHE MODO POSSIAMO RAFFORZARLA!


Ciao!

Partiamo subito con un esempio:

Federica aiuta spesso la sorellina a fare i compiti e per questo motivo i genitori la ringraziano e la lodano premiandola per i suoi sforzi. Federica svilupperà un concetto di sé come persona buona e altruista.
Anche Michela aiuta spesso la sorellina a fare i compiti ma il suo aiuto viene dato per scontato e, anche se si impegna al massimo, per i genitori non è mai abbastanza. Le dicono frasi del tipo “potevi metterci meno tempo” “potevi impegnarti di più” “potevi sbuffare meno” e così via. Michela comincerà a vedere sé stessa come una persona poco altruista, che non si impegna abbastanza per gli altri.

Il concetto che una persona ha di sé si forma a partire dai primi anni di vita, sulla base delle relazioni con chi si prende cura di loro, le esperienze vissute e il tipo di educazione ricevuta.
Avere una buona autostima significa avere fiducia nelle nostre capacità di superare le sfide fondamentali della vita e avere fiducia nel nostro diritto al successo, alla felicità, nel nostro diritto di affermare la nostra necessità, nel realizzare i nostri desideri e goderci frutti dei nostri sforzi.

È la sensazione di valere e di meritare tutto questo.

Secondo Nathaniel Branden, psicologo pioniere di questo campo, oggi più che mai è importantissimo lavorare sull'autostima. I nostri tempi, infatti, sono caratterizzati da rapidi cambiamenti e dalla scarsità di punti di riferimento, per questo è fondamentale sapere chi siamo e quanto valiamo.
Una persona che ha un'alta autostima cercherà nuove sfide e obiettivi più difficili da raggiungere; il raggiungimento di questi obiettivi alimenterà a sua volta l'autostima. Al contrario, una persona con una bassa autostima cercherà la sicurezza di ciò che è familiare e che non richiede sforzi; questo, però, finisce per abbassare ulteriormente l'autostima.
Vediamo due ambiti in cui una bassa autostima può avere enormi ripercussioni:

1.       AMORE

Giulia si chiede perché si innamora sempre dell'uomo sbagliato; suo padre abbandonò la famiglia quando lei aveva 7 anni e la madre diede la colpa a lei. Da adulta, Giulia è convinta che tutti continueranno ad abbandonarla e non si sente degna d'amore.
Se come Giulia non ci sentiamo degni d'amore e sotto sotto siamo convinti che soffriremo per sempre tenderemo a scegliere partner che sappiamo già che ci abbandoneranno e respingeranno oppure, anche se scegliamo partner con cui potremmo essere felici, demoliamo il rapporto chiedendo eccessive rassicurazioni, trasformando piccole discussioni in catastrofi o cercando di controllarlo in modo ossessivo.
Quando siamo convinti di essere predestinati ci comportiamo in modo da costringere la realtà a conformarsi alle nostre convinzioni. Questa in psicologia è chiamata “profezia che si autoavvera” (di cui ho già scritto un po' di tempo fa).

2.       LAVORO

Marco riceve una promozione sul lavoro ma il panico lo assale; comincia dirsi “e se non fossi all'altezza?!” “non merito questo posto”. Sentendo di essere destinato a fallire comincia ad auto sabotarsi: arriva in ritardo, si presenta impreparato alle riunioni, ecc…
Quando il suo capo decide di demansionarlo nuovamente Marco può dire a sé stesso che aveva ragione a pensare di non meritarsi quel posto. Inoltre, potrebbe nascere il ragionamento secondo cui “se fallisco per mano mia almeno non perdo il controllo della situazione”. Tollerare che il fallimento possa arrivare da una fonte sconosciuta e quando meno ce lo aspettiamo è spesso molto più difficile da sopportare.
Se il livello della nostra autostima è così tanto connesso alla nostra felicità e al nostro futuro, la buona notizia è che qualsiasi sia il nostro punto di partenza è possibile migliorarci.

Come?

Lavorando su quelli che Branden definisce i sei pilastri dell'autostima:

1.       Vivere consapevolmente. Molte persone passano la loro esistenza come sonnambuli; nella relazione di coppia ci sono problemi? Meglio non pensarci passeranno.
Il lavoro mi stressa troppo? Beviamoci su andiamo e a dormire.
Ogni volta che scegliamo tra il pensare e il non pensare, guardare in faccia ciò che ci spaventa o evitarlo, stiamo agendo anche sulla nostra autostima.
Se viviamo nella nebbia mentale come possiamo sentirci validi e competenti?
Ogni volta che stiamo eseguendo un’azione, come giocare con i figli, parlare con un cliente o quando siamo col nostro partner proviamo ad essere più presenti nella relazione, attenti alle sensazioni del corpo e alle emozioni che stiamo provando in quel momento, anche quando sono negative.

2.       Accettare sé stessi. Significa rifiutare di essere in rapporti di antagonismo con sé stessi; ciò vuol dire che qualsiasi cosa pensiamo, qualsiasi emozione sentiamo o qualsiasi azione abbiamo compiuto decidiamo di accettarla così com’è. Questo non vuol dire approvarla, ma ci consente di guardarla in faccia e di migliorarci.
Supponiamo che oggi non abbiate voglia di lavorare; posso riconoscere i miei sentimenti, viverli, accettarli e poi andare a lavoro. Questo mi consente di lavorare con la mente più sgombra perché non ho iniziato la giornata ingannando me stessa.
L'accettazione di ciò che siamo è la condizione per poter cambiare, viceversa, la negazione di ciò che siamo ci tiene bloccati.

3.       Senso di responsabilità. Gianluca ha dei sogni molto ambiziosi ma la sua famiglia non crede che sarà in grado di realizzarli; potrebbe buttarsi giù e rinunciare attribuendo la colpa alla sua famiglia. La verità, però, è che nessuno ci deve la realizzazione dei nostri desideri. Se abbiamo dei desideri sta a noi capire come realizzarli e, quindi, elaborare un piano d'azione utile per raggiungerli.
Inoltre, siamo responsabili anche di come usiamo il nostro tempo e le nostre energie; se Gianluca insiste nel dire che deve lavorare sodo ma passa tutto il tempo sui social network, prendersi la responsabilità di questa contraddizione può aiutarlo a capire perché accade.
È un'idea molto diffusa renderci felici sia compito degli altri, in realtà tu sei l'unico responsabile della tua felicità e questo ti dà un potere enorme; la vita è nelle tue mani.

4.       Affermare sé stessi. Significa vivere in modo autentico; parlare e agire spinti dalle proprie convinzioni e dai propri sentimenti. È il rifiuto di fingersi diversi da quello che si è per piacere agli altri. È fondamentale, però, essere attenti al contesto; a casa, a scuola o al lavoro possiamo esprimere noi stessi ma in forme diverse. L'affermazione di sé non va confusa con la ribellione a tutto e a tutti, tipica delle persone timorose e dipendenti che consiste nel dire di no a qualsiasi cosa per proteggersi. Questo non è indice di una sana autostima e preclude alla persona numerose esperienze positive.

5.       Darsi degli obiettivi. Che cosa vorrei essere tra cinque o dieci anni? Vivere senza darsi un obiettivo significa vivere alla mercè del caso, di un eventuale avvenimento, di una telefonata, di un incontro che potrebbe non arrivare mai. Darsi uno scopo vuol dire usare i nostri poteri per raggiungerlo. Questo, però, non significa che il valore di un individuo si misura in base ai suoi successi; infatti, non è fondamentale raggiungere questi obiettivi, ciò che è importante per l'autostima è sapere che li stiamo portando avanti.

6.       Integrità. Si verifica quando i nostri valori sono coerenti con il nostro comportamento. A volte, quando nessuno assiste alle nostre azioni, possiamo illuderci che non avranno ripercussioni su di noi; un modo per ingannare sé stessi è quello di dirsi “lo saprò solo io e nessun altro”. L’implicazione di questa frase è che il mio giudizio non conta, ma, in realtà, per l'autostima il nostro giudizio è il più importante. Quando il nostro comportamento è in conflitto con le nostre convinzioni, i nostri ideali e i nostri valori “perdiamo la faccia” davanti a noi stessi ed è un duro colpo per la nostra autostima.

RICORDA: Più queste 6 pratiche vengono integrate nella vita quotidiana, più sostengono e rafforzano l'autostima; al contrario, se vengono ignorate, la indeboliscono.

 

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