Quando il dare non è più una scelta gioiosa, ma una necessità compulsiva, quando cominci ad estrarre le tue energie non dalle tue riserve, ma dal fondo del barile, l'allarme deve suonare.
C'è un momento critico in questo flusso inarrestabile di donazione.
Arriva un momento in cui continuare non è più amore, è abbandono di sé.
Questo non è un giudizio, ma un affettuoso richiamo.
Stai inviando al tuo corpo e alla tua anima il messaggio che i bisogni degli altri hanno sempre la precedenza sui tuoi, trasformando una relazione d'amore in una relazione di sacrificio.
E una vita basata sul sacrificio non è sostenibile né appagante nel lungo periodo.
Tagliare il filo non significa smettere di amare, ma scegliere di non perdersi nel dare.
Significa ricordarsi che l’amore autentico include anche sé stessi.
Fermarsi non è egoismo, è lucidità.
È il momento in cui riconosci che la tua energia, la tua calma, la tua presenza valgono tanto quanto quelle che offri agli altri.
L’equilibrio nasce quando impari a dosare, quando puoi dire “basta per oggi” senza senso di colpa, e “ora tocca a me” senza paura di deludere.
Solo così il dare torna a essere una scelta libera, e non una fuga dalla solitudine o dal timore di non valere abbastanza.
A volte amare davvero significa proprio questo: lasciare andare il gomitolo e tornare a respirare.
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