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Immagine del redattoreGiada Valmonte

SUPERARE LA PAURA DEL GIUDIZIO: COME GESTIRE IL GIUDIZIO DEGLI ALTRI



Ci sono delle situazioni nelle quali il peso del giudizio degli altri ci sovrasta, correndo, così, il rischio di sentirsi inadeguati verso una qualche situazione o un qualche argomento.
 
Premessa: il giudizio c'è e ci sarà sempre! 
Voglio iniziare raccontandovi la parabola del vecchio, dell'asino e del bambino:
 
Nella favolosa città di Teheran, si sta svolgendo un censimento sulla popolazione e tutti i cittadini, vi si devono recare per certificare la loro esistenza.
Un vecchio con il nipotino, abitanti sulle montagne, in un villaggio molto lontano dalla capitale, si preparano per fare questo lungo viaggio. A disposizione hanno un solo asinello.


Pian piano si incamminano, per potersi presentare ai funzionari addetti al censimento.
Mentre il bambino è seduto sul dorso dell’asino e il vecchio gli cammina accanto, incontrano un gruppo di persone e dopo averle superate, quando queste si allontanano, il vecchio percepisce i loro commenti:
 
“Guarda come è maleducato quel bambino, lui sta sull’asino, mentre il vecchio che ha le gambe stanche, cammina a piedi…”
 
Il vecchio non dice nulla, fa scendere il bambino e sale sull’asino.
Incontrano un altro gruppo di persone e dopo averle superare, di nuovo sente dei commenti:
 
“Guarda quell’uomo, che egoista, con un bambino così piccolo, con le gambe così corte, lui sta sull’asino e il povero bimbo, deve corrergli appresso…”
 
Il vecchio, non commenta, ma prende il bambino, facendolo sedere sul dorso dell’asino vicino a sé.
Incontrano un altro gruppo di persone e dopo averle superare, sente nuovamente dei commenti:
 
“Hai visto quei due lì?  Con un asinello così piccolo, gli stanno sopra entrambi, finiranno per sfiancarlo…”
 
Il vecchio, ancora una volta non dice nulla, ma prende il bambino per mano, scendendo dall’asino ed insieme si incamminano a piedi.
Dopo qualche chilometro incontrano ancora delle persone, che li salutano, ma mentre si allontanano, queste, commentano ridacchiando:
 
“Avete visto quei due lì?  Devono essere proprio stupidi!  Hanno un asino a disposizione e vanno a piedi…”
 
Il giudizio è un qualche cosa di connaturato al nostro essere, alle nostre relazioni e alle loro dinamiche e occorre fare la pace col fatto che siamo e saremo giudicati continuamente, come anche noi, ogni tanto, abbiamo l'impulso di giudicare in maniera affrettata qualcuno.
 
La prima indicazione pratica è leggere il giudizio/critica non solo come un'informazione su di te ma anche come un'informazione su chi quel giudizio lo sta esprimendo. Ogni giudizio ci dice qualche cosa su chi lo sta esprimendo.
Ad esempio, vai al lavoro e il tuo capo la mattina ti tratta male. Solitamente quando qualcuno ci giudica, ci attacca o ci critica siamo portati a domandarci il perché, che cosa abbiamo fatto di male, a sentirci inadeguati, a cosa abbiamo fatto per meritarci tutto questo, oppure ad affermare che non è vero, che il lavoro lo abbiamo fatto bene. In questo caso stai reagendo pensando a cosa dice su di te il giudizio che ha espresso il capo. Bene, fallo, però, parallelamente, è buono anche chiederti cos'è che dice su di lui il fatto che è lunedì mattina, entra in ufficio, neanche saluta e ti tratta a pesci in faccia. Potresti iniziare a chiederti come mai il capo oggi è così acido e scontroso; l'idea, in pratica, è quella di spostare il focus dal giudizio come un'informazione su di te al giudizio come un'informazione su chi lo sta esprimendo e, in questo modo, metterti nei suoi panni e pensare che, magari, è un momento difficile della sua vita, magari ha dei problemi con la moglie, … Il discorso è che più tu riesci a entrare nei panni dell’altro e più riesci a comprendere meglio chi è lui.
Quindi, quando qualcuno ci giudica, è utile far partire due sentieri paralleli, entrambi ugualmente importanti:
 
1.       Il primo è chiedersi se si è fatto effettivamente qualcosa che non bisognava fare e andare in fondo per cercare di capire se si può migliorare qualche cosa;
2.       Il secondo è chiedersi che cosa ci dice questa critica qui su di lui.
 
Di conseguenza a questo processo ci si può ritrovare un po' meno arrabbiati oltre al fatto di iniziare a provare un pochino più pena nei confronti di chi ci ha esposto la critica.

In questo modo, possiamo aumentare la consapevolezza dei nostri punti di criticità ed, eventualmente, decidere se ha senso lavorarci per migliorarli.
Inoltre, le critiche che fanno più male, spesso, sono anche le più vere, mentre quelle più false, di solito, sembrano talmente lontane dalla propria realtà che, tendenzialmente, ci scivolano un pochino più addosso.
 
Bisogna stare attenti a due possibili modalità di reazione:

-          Fare il “gioco dell'arrogante” davanti a chi ci critica, ovvero avere la tendenza di buttare fango sulla persona che ci giudica;
-          Colpevolizzarsi.
 
La reazione migliore è trovare un equilibrio; pensare se e cosa questa critica dice su di me e che cosa dice su chi l’ha espressa.
 
Infine, se la critica è ingiusta e se il giudizio effettivamente non c'entra nulla con te, puoi decidere eventualmente di non coglierla.
 
Ti faccio un esempio raccontandoti una parabola del Buddha:
Buddha stava insegnando ai suoi allievi in un giardino, ad un certo punto arriva uno straniero che inizia a insultarlo, il Buddha non reagisce. Lo straniero continua ad alzare la voce e a provocarlo sempre di più, ma il Buddha continua a non reagire. Questo signore dopo un po’ se ne va. Gli allievi iniziano, così, a chiedere al Buddha spiegazioni sul perché non avesse reagito e questo rispose:
 
“Se io ti regalo un cavallo ma tu non lo accetti il cavallo di chi è?
 Il cavallo, in questo caso, resta tuo e la stessa cosa vale per il giudizio. Tu puoi criticarmi per quello che vuoi ma se io non riconosco la critica, non rispondo e te la lascio lì”.
 
Ecco, forse lasciare a chi ti giudica ingiustamente la critica nella sua bocca potrebbe essere la cosa migliore.
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