Svelare i Misteri dell'Ansia: Approfondimenti e Strategie Efficaci
Ho deciso di scrivere questo articolo per fornirti una migliore comprensione della tua ansia, distinguendo tra l'ansia funzionale e quella disfunzionale.
L'emozione dell'ansia ha sempre svolto un ruolo adattivo nell'esperienza umana, attivando la mente per affrontare pericoli o sfide sociali cruciali come esami.
Comprendere l'ansia è essenziale, eliminarla completamente sarebbe impossibile e neanche auspicabile. Nel caso di un livello eccessivamente elevato, occorre normalizzarla tramite trattamenti psicologici specifici per i disturbi d'ansia.
Esploriamo nel dettaglio ciò che avviene all'interno di noi. La moderna società ci impone uno stile di vita frenetico, sottoponendoci a pressioni quotidiane che innalzano il livello di stress e predispongono l'organismo a una maggiore vulnerabilità all'ansia.
È importante precisare, però, che non si ereditano specifici disturbi d'ansia, ma piuttosto una vulnerabilità generale che rende alcuni individui più inclini all'ansia.
Delineiamo ora i fattori che distinguono un'ansia normale e adattiva da quella disadattiva. Innanzitutto, va sottolineato che l'ansia è connessa alla sopravvivenza della specie.
L'ansia assume una connotazione patologica quando:
1) Si valutano minacciosamente situazioni che, in realtà, non lo sono.
2) Compromette vari aspetti della vita quotidiana, come prendere l'autobus, allontanarsi da casa, frequentare luoghi aperti o chiusi, affrontare spazi pubblici affollati, attraversare gallerie, assistere a film al cinema, guidare l'automobile o utilizzare l'ascensore.
3) Persiste nel tempo senza stimoli minacciosi evidenti e senza prove che l'evento temuto possa verificarsi.
4) Si manifesta un'ipersensibilità nel percepire segnali interni ed esterni, interpretandoli come pericolosi.
5) Si verificano "falsi allarmi", ovvero interpretazioni catastrofiche ed erronee di situazioni neutre, con la mente che genera pensieri come "Sto per svenire", "Farò una brutta figura", "Sto per sentirmi male", "Non ce la farò", "Morirò", "Sta per venirmi un infarto", "Nessuno mi aiuterà", "Mi sentirò male e tutti mi guarderanno", ecc.
La tendenza a utilizzare le emozioni come fonte di informazioni e valutazioni rappresenta un meccanismo chiave nei disturbi d'ansia, in cui l'equazione "Se mi sento ansioso, allora deve esserci un pericolo" diventa una sorta di mantra. È cruciale prestare attenzione ai pensieri durante episodi ansiosi e alle sensazioni fisiche, considerando che queste ultime potrebbero derivare da altri fattori come stanchezza, eccesso di caffeina, stress, eccessivo consumo alimentare o insufficiente riposo.
…ma come si manifesta l'ansia?
L'ansia si presenta attraverso:
- manifestazioni fisiologiche, quali un aumento del battito cardiaco, vertigini, sudorazione, nausea, debolezza, formicolio, sensazione di soffocamento, tensione muscolare e respiro affannoso;
- sintomi cognitivi, tra cui la paura di perdere il controllo, la paura di morire, la paura di impazzire, l'ansia del giudizio negativo altrui, confusione, scarsa concentrazione, pensieri e immagini spaventose, e difficoltà di ragionamento;
- comportamenti ansiosi, quali la fuga, l'evitamento di specifiche situazioni, la ricerca di rassicurazioni, l'agitazione, la difficoltà a parlare e l'iperventilazione;
- manifestazioni emotive come nervosismo, irritazione, frustrazione e impazienza.
…e cosa succede nel cervello quando ti senti ansioso?
Nel nostro cervello, esiste una formazione a forma di mandorla conosciuta come amigdala, una delle componenti più antiche, dedicata alla gestione delle emozioni. Questa struttura funge da "centralina" per regolare ansia e paura, agendo come un sistema di emergenza, avvisandoci dei potenziali pericoli che possiamo affrontare. La sua attivazione favorisce la comparsa di reazioni d'allarme, indipendenti dai ragionamenti consapevoli, manifestandosi in modo autonomo.
L'amigdala, quando attivata, elabora informazioni, ovvero i tuoi pensieri e sensazioni, attraverso due modalità:
1)Automatica e Veloce: Sebbene rapida, questa via è meno precisa.
2) Più Lenta ma Dettagliata: Questa seconda via ha lo scopo di perfezionare la risposta automatica della prima, valutandone l'accuratezza.
La via più lenta e dettagliata rivela che le valutazioni iniziali riguardo a sensazioni fisiche o eventi spesso sono erronee. Ad esempio, camminando in una strada buia, un lieve soffio di vento può generare un allarme d'ansia, facendoti credere di essere minacciato. Questo pensiero veloce potrebbe far confondere un falso allarme, come il vento, con un pericolo reale.
Durante momenti di paura, la mente si annebbia, compromettendo la valutazione lucida della situazione. L'attivazione dell'amigdala in quel momento indica la percezione di un pericolo, reale o immaginario. Imparando a gestire questa prima fase di paura, si comprende che le valutazioni iniziali spesso sono inaccuratamente allarmanti. Il soffio di vento, per esempio, potrebbe non nascondere un aggressore, ma la paura in quel momento è funzionale, avvisando la necessità di scappare o combattere.
La seconda modalità, correggendo la risposta automatica, genera pensieri più razionali. L'obiettivo terapeutico è rafforzare questa modalità di elaborazione delle informazioni di minaccia, valutando con razionalità eventuali falsi allarmi:
- Evitare risposte automatiche affrettate.
- Creare pensieri alternativi più razionali e meno catastrofici.
- Regolare le emozioni, sviluppando maggiore autocontrollo.
- Attraverso la terapia, imparerai a avviare processi di ragionamento efficaci e a gestire emozioni spiacevoli.
Il meccanismo di attacco/fuga, cruciale per la sopravvivenza, è stato sviluppato dall'evoluzione. Riconoscere i pericoli e reagire con attacco o fuga è essenziale per la sopravvivenza di qualsiasi animale. Immagina un mondo in cui gli esseri umani non reagiscano di fronte al pericolo, lasciandosi attaccare senza risposta. L'ansia è la risposta fisiologica a questa reazione al pericolo.
Nel passato, la previsione di pericoli era adattativa per l'uomo, costretto a vivere in ambienti ricchi di minacce. Le paure, considerate oggi sproporzionate, come le fobie o il timore del bambino verso l'estraneo, sono residue modelli comportamentali favorevoli all'adattamento dell'uomo pretecnologico. Queste paure sono parte del nostro patrimonio filogenetico.
L'ansia rappresenta un meccanismo innato di fronte a pericoli attuali o potenziali, modificabile attraverso l'apprendimento mediante l'esposizione ripetuta a stimoli spiacevoli.
Di fronte a una minaccia, il cuore accelera, la pressione arteriosa aumenta, l'ossigeno circola più intensamente, la respirazione diventa rapida, i muscoli si contraggono, l'attenzione si focalizza su ogni segnale, raggiungendo uno stato di allerta massimo. Questo meccanismo, innescato geneticamente dalla paura, prepara mente e corpo a reagire prontamente.
Concentrazione, vigilanza e forza fisica, cruciali durante l'attivazione del meccanismo attacco/fuga, risultano utili per affrontare situazioni impegnative. Tuttavia, i problemi sorgono quando l'attivazione è eccessiva, sproporzionata o frequente rispetto alla reale situazione.
In sintesi, il meccanismo attacco/fuga si attiva quando interpretiamo una situazione come pericolosa. Controllare questa attivazione inadeguata contribuisce a ridimensionare i sintomi ansiosi.
Passiamo al modello cognitivo dell'ansia.
Un determinato evento, una sensazione, un pensiero, un'immagine o una situazione, vengono valutati inizialmente in modo rapido e involontario e assumono una valenza positiva, negativa o neutra. In caso di valenza negativa e cioè, se percepisci un possibile pericolo, si attiva dentro di te la modalità primitiva di minaccia.
Dopo l'attivazione della minaccia, si verifica una rivalutazione elaborativa secondaria e, cioè, un momento in cui o valuti con razionalità e in modo costruttivo le tue abilità per affrontare quella minaccia o il reale pericolo della stessa, oppure inneschi dentro di te un ciclo di pensieri legati alla percepita mancanza di risorse ea preoccupazioni per cercare di risolvere il problema che aumentano lo stato ansioso. Questo è il motivo per cui le persone reagiscono in modo diverso all'ansia. Le differenze, infatti, dipendono da come viene valutata la minaccia e da come si giudicano le risorse personali per affrontare il pericolo.
Il modello cognitivo afferma che non è la situazione in sé a spaventarti, ma il MODO in cui tu interpreti quella determinata situazione.
RICORDA: Non sono, quindi, gli eventi a provocare quello che sentiamo, ma il modo in cui li vediamo e li gestiamo.
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